CEI I DIACONI PERMANENTI NELLA CHIESA IN ITALIA. 

ORIENTAMENTI E NORME

 Introduzione

 Il diaconato, quale grado proprio e permanente della gerarchia e non solo come momento di passaggio verso il sacerdozio, riproposto dal concilio Vaticano Il per la chiesa latina, risponde all'attuale situazione storica e ormai da vent'anni è diventato una realtà nella chiesa in Italia.

La Conferenza episcopale italiana ha approvato, dopo la pubblicazione del motu proprio Sacrum diaconatus ordinem (18.6.1967), la restaurazione del diaconato permanente in Italia con un voto espresso dalla VII assemblea generale del 12 novembre 1970, nel documentoLa restaurazione del diaconato permanente in Italia promulgato l'8 dicembre 1971. Ha poi indicato i motivi e le circostanze favorevoli che hanno determinato tale decisione, ha descritto le funzioni del diacono permanente e ne ha disciplinato l'impegno con norme pratiche riguardanti la qualità, la preparazione, la vita, l'esercizio del ministero e il sostentamento economico. A cura del Comitato episcopale per il diaconato permanente è stato pubblicato nell'aprile dei 1972 un regolamento applicativo dal titolo Norme e direttive per la scelta e la formazione dei candidati al ministero diaconale, redatto dall'apposito comitato di vescovi.

Il 15 agosto 1972 il papa Paolo VI emanava il motu proprio Ad pascendum sul diaconato nella chiesa latina.

La Conferenza episcopale italiana ha continuato a interessarsi del diaconato permanente in diversi altri documenti, tra i quali ricordiamo:
- I ministeri nella chiesa (15.9.1973),
- Evangelizzazione e ministeri (15.8.1977),
- La formazione dei presbiteri nella chiesa italiana (15.5.1980),
- Vocazioni nella chiesa italiana (26.5.1985).

Nell'arco del ventennio trascorso, varie chiese particolari hanno promosso la restaurazione del diaconato permanente, così che attualmente si hanno oltre ottocento diaconi ordinati, in almeno cento diocesi in Italia, impegnati in forme diverse di ministero. Si può ben dire che la scelta del concilio, fatta propria dalla chiesa che è in Italia, ha portato i suoi frutti. L'esperienza maturata nelle chiese particolari si presenta significativa, varia e ricca. Non sono mancate tuttavia delle difficoltà, alcune già note alla storia più antica dei diaconato anche se oggi presenti in forme nuove, altre emerse dalle condizioni odierne della chiesa e della sua missione in Italia.

Poiché il documento La restaurazione del diaconato permanente in Italia prevedeva, dopo una congrua esperienza, «un più maturo e organico "Statuto del diaconato permanente"» (n. 53; ECEI 1/4007), appare a questo punto opportuno che la Conferenza episcopale italiana riprenda la riflessione e aggiorni gli indirizzi nell'intento di accompagnare, in forma sempre più puntuale ed efficace, la crescita dell'apporto che il diaconato permanente è chiamato a offrire alle chiese particolari in Italia.

A questo scopo è stato preparato il presente documento, che recepisce le norme del Codice di diritto canonico (25.1.1983); fa tesoro delle direttive elaborate dalle singole chiese e dalle conferenze episcopali regionali; acquisisce i diversi contributi di convegni diocesani, regionali, nazionali, ai quali hanno partecipato diaconi, delegati vescovili, teologi, contributi accuratamente vagliati dalla Commissione episcopale per il clero.

Il documento offre autorevolmente le linee comuni alle quali i vescovi sono invitati a riferirsi per favorire indirizzi formativi e pastorali comuni. Nei capitoli secondo (Il discernimento vocazionale), terzo (La formazione dei candidati al diaconato) e quarto (Il ministero) contiene peraltro quelle disposizioni giuridicamente vincolanti che il can. 236 del Codice di diritto canonico affida alla competenza della conferenza episcopale e costituiscono diritto particolare per le chiese che sono in Italia. (1)

Questo documento segna così un ulteriore passo verso il cammino del diaconato permanente in Italia; e, mentre sostituisce il precedente documento dal titolo La restaurazione del diaconato permanente in Italia, vuole essere un valido strumento di accompagnamento delle nostre chiese, ma anche di promozione della stessa coscienza diaconale di una chiesa «tutta ministeriale». (2)