ABOMINIO della DESOLAZIONE

Il termine “abominio della desolazione” o “sacrilego devastatore” o “sacrilegio devastante”, esprime l'orrore e il disprezzo per ogni azione che profani la santita di un luogo. In particolare indica il sacrilegio perpetrato nella casa di Dio, il Tempio di Gerusalemme, e l'impurita che ne derivava, raccontate in Daniele 12,11. Tra le visioni di Daniele c'e anche la profezia su Antioco IV Epifane (175-164), re di Siria e dunque della Giudea, discendente di Seleuco I, generale di Alessandro Magno, che si faceva chiamare piphànes ossiamanifestazione dello splendore di Zeus in terra, ma che era soprannominato epinàmes, pazzo. Egli nel 167 a.C., profano il Tempio e il Santo dei Santi, impose ai giudei il culto di Zeus Olimpio, erigendo, sull'altare degli olocausti, una statua Giove, proibendo la religione ed i riti giudaici ed ordinando di distruggere i libri della Legge, sotto pena di morte. Cio provoco la violenta rivolta dei Maccabei guidati dal sacerdote Mattatia e poi dal figlio Giuda Maccabeo che, dopo la riconquista Gerusalemme, nello stesso giorno del 164 a. C. purifico il tempio e ricostrui l'altare offrendo sacrifici (1Maccabei 1,54 e 4,45-53).

Ma forse, Matteo e Marco si riferiscono a quando (nel 40 d. C.) Caligola, figlio di Germanico e nipote di Tiberio, ordino a Petronio, governatore della Siria, di far innalzare nel Tempio una sua statua, provocando una furibonda reazione popolare.