ACCOGLIERE

l verbo “accogliere” indica, per il cristiano, il comportamento che deve avere il credente verso Dio, che non va cercato o ricevuto, ma accolto. Lo stesso vale per Gesù, la Parola che il Padre ci invia: “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Giovanni 1,11-12).

Ma lo stesso termine greco usato per dire “accogliere”, viene anche tradotto con “prendere” o “catturare” in Giovanni 18,12 (Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono). Marco, da parte sua, spiega che ascoltare e accogliere la Parola non e sufficiente, perche occorre portare frutto: «Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltano la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati

sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno» (4,14-20). Ossia occorre accogliere, nel senso di ricevere la Buona Notizia portata da Gesu ma anche farla fiorire in gesti d’amore gratuito e illimitato, nonostante i limiti posti dalla nostra finitezza, dagli errori, dai condizionamenti della famiglia e della societa, ma anche della religione.

Lo stesso Marco espone con chiarezza come dobbiamo accogliere il Vangelo: “Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie un bambino nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»” (9,33-37), e "In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non vi entrerà” (10,15). Il verbo “accogliere” ha anche il senso di “ospitare”: e usato nell’episodio di Zaccheo (Luca 19,6) e in quello delle sorelle di Lazzaro (Luca 10,38), ma e soprattutto il verbo di Maria nella sua perfezione di madre diventata la discepola perfetta: “Maria è icona dell'accoglienza perché non nasce con una santità già pronta per l'uso, non ha capito tutto sin dal principio, ma cammina nella fede accettando una lenta rivelazione attraverso il tempo e i segni, come ogni altra creatura umana; conservando nel cuore - come dice a due riprese Luca nel capitolo due - anche quello che non riesce a comprendere” (Lilia Sebastiani).