AGNELLO - AGNELLO di DIO

Il termine è usato da Giovanni all’inizio del suo vangelo, quando chiama Gesù “agnello di Dio” e, alla fine, quando Gesù invita Simone Pietro a prendersi cura dei suoi agnelli.

Compare anche in Luca 10,3: “Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi” ma nel brano

corrispondente di Matteo 10,16 che invece dice pecore: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. In greco agnello si dice in piu modi (amnós, arèn o anche arníon, che e il diminutivo di arèn). Pecora e invece próbon, come ricorda il nome della porta di Gerusalemme detta “delle pecore” o “ probatica ”, citata

nel vangelo di Giovanni all'inizio del capitolo V, nell'episodio della drammatica guarigione, nel giorno di sabato, del paralitico nella piscina di Betzata.

La parola “agnello” porta alla memoria, nella Bibbia, tre figure:

1) La prima figura e quella del servo sofferente di JHWH descritto - in Isaia 53,7 - come una vittima

sacrificale che si da liberamente ai suoi carnefici. Il servo anonimo di Isaia, raffigurato come un agnello (Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, ma non aprì la sua bocca), e l'immagine dell'uomo senza colpa, che accetta umiliazioni, sofferenze e morte ed offre se stesso in espiazione dei peccati "di molti", consegnandosi muto ai suoi carnefici. Ma l'idea che qualcuno debba pagare per le colpe di altri sembra un pensiero legato ad una visione ancora troppo umana della divinità: “Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti" (53,8).

L'immagine di Gesu che muore perche il Padre vuole dal Figlio una riparazione per perdonare i peccati degli uomini mi sembra blasfema, eppure ha ancora tanti fervidi e convinti seguaci. Gesù è morto solo per ragioni umane, vittima del potere oppressore e del fanatismo religioso, perche il giusto, in un mondo ingiusto, desta avversione ed odio.

2) La seconda immagine è quella del vangelo di Giovanni che vede in Gesù l'agnello pasquale che Mosè ordina di uccidere e mangiare (Esodo 12), senza spezzarne le ossa, nella notte dell'esodo; la sua carne arrostita darà ai figli di Israele la forza per partire dall'Egitto verso la libertà, e il suo sangue, spruzzato con un ramoscello di issopo sull'architrave e sugli stipiti delle porte delle case, salvera dalla morte i primogeniti ebrei: e l’agnello redentore, con il cui sangue Dio riscatta il suo popolo. La celebrazione di tutte le pasque successive e il memoriale, ricordo ed attualizzazione, di quell'evento di salvezza. Per Giovanni, infatti, Gesù muore nell'ora in cui nel Tempio vengono uccisi gli agnelli per la Pasqua. Egli dona agli uomini il suo corpo e il suo sangue, da mangiare e bere. La Pasqua è il memoriale della sua morte, per la liberazione dalla morte eterna, la morte seconda, come dice il libro dell’Apocalisse.

3) Infine, nello stesso libro, il Cristo è presentato come l’agnello immolato, che appare sgozzato, ma in piedi, ossia vivo, risorto e con i segni della passione, ad indicare che l'amore vince la morte e che il bene, comunque comunica vita e lascia un segno indelebile nell'individuo, cosi come le scelte negative tolgono vita e danno la morte definitiva, eterna.

 

AGNELLO di DIO

In aramaico il termine taljà significa agnello, ma anche ragazzo o servo. Al traduttore spetta il compito di usare il termine piu adatto al senso dello scritto, senso che nel testo da tradurre, non risulta sempre chiaro. Per Giovanni (1,29.36) l’agnello di Dio e quello della notte dell'esodo, nel senso descritto al punto due della

voce AGNELLO.