ANGELO - ANGELO del SIGNORE

L’ebraico malak (plurale malàkim) significa “messaggero” e indica un “inviato” da Dio (una persona, una creatura, ma anche una situazione o un avvenimento) per rendere manifesta la sua volontà. Quando il testo ebraico fu tradotto in greco, si usò il termine ànghelos (plurale anghelòi), il cui significato è “messaggero degli dei”, e tra questi, il dio Mercurio, raffigurato con le ali ai piedi.

La dottrina cattolica stabilisce che il credere all’esistenza degli angeli è una verita di fede, ossia il non credere mette il fedele fuori dalla Chiesa: in pratica una scomunica. Ma anche se, in effetti, nessun cattolico mette in dubbio l’esistenza degli angeli, le idee che si hanno in proposito sono cosi diverse che è possibile credere tutto e il contrario di tutto. Il piu delle volte prevale un’accozzaglia di credenze e superstizioni che poco o nulla hanno a che vedere con il Vangelo. Figure angeliche abbondano nei libri di devozioni e in quelli per i bambini, nel mondo New Age, nella letteratura esoterica, nel folklore e infine nelle immagini natalizie paganeggianti. Insomma gli angeli affollano l'immaginario collettivo nel facile misticismo di chi ama appoggiarsi ad un vago “trascendente” senza scomodare Dio. La letteratura angelica è una palude di acqua stagnante infestata da esseri sovrumani semidivini di ogni genere, buoni e cattivi, che combattono tra loro

per colpire o proteggere gli uomini, e che forse è bene tenere a bada sia con preghiere o, come fa qualcuno, con scongiuri e talismani, sacri o profani che siano. Sembra che la cosa piu importante sia il crederci con atteggiamento devoto. C’e un interessante commento di Lilia Sebastiani: “Non e davvero molto felice il modo in cui la tradizione cattolica ha elaborato l’immagine dell’Angelo Custode, e tuttavia, l’idea in se non era priva di senso e di bellezza; al di la delle sconsolanti,

respingenti banalizzazioni che si determinano in un’interpretazione letterale volta sopratutto al controllo dei comportamenti, ci ricorda la vicinanza di Dio: vicinanza costante che riguarda personalmente ogni sua creatura, anche quando sembrerebbe smentirla. Vicinanza storica, esistenziale, intima di un Dio che è di tutti, ma non è collettivo o generico. L’angelo non è un assoluto, non è un individuo, ma proprio nella mancanza di identità personale risiede la sua identità ideale e teologica. Serve infatti a mediare l’esperienza di Dio, la quale è si un valore assoluto, anzi è quello che dà valore a tutti gli altri. Anche dell’angelo si puo dire quanto

si è avuto occasione di dire ad altro proposito: cioè che conseguenze anche gravi si determinano quando un’immagine viene assolutizzata fino a prendere il posto della realtà ineffabile che dovrebbe servire”.

Le immagini delle figure angeliche subiscono nella Bibbia, sotto l’influsso di stratificazioni culturali spaziali e temporali (si parla di millenni) diversissime come quella babilonese, sumerica, egizia, cananea, caldea, edomita, ellenistica, una complessa evoluzione per cui riassumerle è praticamente impossibile. La loro importanza nella Sacra Scrittura cresce, dopo l’esilio babilonese, sotto l’influsso della cultura mesopotamica, quando gli ebrei esiliati si ritrovarono in una religione piena di geni alati, buoni e cattivi, fino ad esplodere nel tardo giudaismo quando la Torah orale prende il sopravvento su quella scritta. In ogni caso, nella Bibbia, non si trova scritto che gli angeli siano creature, ossia create da Dio.

Trascrivo solo alcuni degli appunti raccolti negli anni, per cercare di non viaggiare solo nell’irrazionalità, considerando alcune delle tante possibili contaminazioni subite dal termine.

Il monoteismo biblico fu una scoperta tardiva, preceduta da un politeismo in cui il Dio d’Israele, più grande e più forte degli altri dei, proteggeva il popolo ebraico che si era scelto. Solo in seguito prevalse l’idea di un Dio unico, artefice sia del bene che del male, un concetto che servì ad eliminare la presenza di un demiurgo cui addossare il male presente nel mondo. Poi si preferì attribuire il male a potenze spirituali ostili, creature ribelli a Dio, o ad esseri semidivini, nemici

di Dio e degli uomini. Solo tardivamente arrivò a maturazione l'immagine profetica di un Dio unico e creatore, esclusivamente buono, di cui si farà portatore convinto Gesù. Il male, in questa visione, è legato ad una creaturalita perfettibile, perchè la perfezione è un traguardo che si raggiunge seguendo ed imitando l’amore gratuito e incondizionato del Padre, che, per primo, Gesù, il Figlio

perfetto, ha mostrato agli uomini.

Come accadeva nelle altre religioni del tempo, la primitiva raffigurazione di Dio era simile a quella di un monarca orientale onnipotente, un signore tirannico e dispotico che si circondava di una grande corte di servi e dignitari, alcuni dei quali erano anche ammessi alla sua presenza. Si riteneva che il Signore avesse in cielo la sua corte costituita da angeli, chiamati ≪figli di Dio≫. In Giobbe 1,6 e scritto: "Un giorno i figli di Dio (sono cosi chiamati gli angeli) andarono a presentarsi davanti al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro". Nel Salmo 82,1 Dio "si alza nell'assemblea divina". In 1Re 22,19 si descrive una milizia celeste ai suoi ordini, con una rigida gerarchia (Deuteronomio 32,8) o anche ≪esercito del cielo≫ (Deuteronomio 4,19). A ognuno di loro è affidato un popolo, con il compito di proteggerlo e di garantire la giustizia. Michele è

l'angelo tutelare d'Israele (Daniele 12,1), diventato il simbolo delle forze che lottano contro i nemici di Dio. Nel libro di Daniele compare come difensore del popolo ebraico in un conflitto con l'angelo tutelare dei persiani (Deuteronomio 10,21).

Ma la cultura e la religione ebraica subiscono sopratutto la contaminazione del mondo cananeo, di quello assirobabilonese ed egiziano. Nella cosmologia assiro-babilonese, persiana, come in quella cananea, esisteva un numero sterminato di potenze sovrumane, ma dal comportamento umano, buone o cattive, dalle quali dipendeva la vita degli uomini.

Nella “Bibbia per la famiglia” delle edizioni san Paolo a cura di Gianfranco Ravasi, a commento dei versetti 3,61-63 del Libro di Daniele (Potenze tutte del Signore, benedite il Signore …), si ricorda che “con questa espressione si designano le schiere celesti, cioe gli astri che, nell’antico linguaggio dei popoli orientali, influenzato dalla mitologia, erano considerati membri della corte divina”.

NEL VECCHIO TESTAMENTO

Gli angeli si pongono presto all'attenzione del lettore della Bibbia perchè già nel primo libro (Genesi 18,1-33) si parla di tre angeli in forma umana che si presentano ad Abramo e che nel racconto, finiscono con l'identificarsi con Dio stesso: l'angelo è presentato come epifania del divino perche la trascendenza di Dio va sempre tutelata. In Genesi 18, il racconto della visita di Dio ad Abramo alla quercia di Mamre, l’azione è cosi descritta: giungono presso la sua tenda tre uomini (18,2), uno dei quali e il Signore (18,14) e gli altri due sono angeli (19,1), poi sono detti uomini (19,5) poi di nuovo angeli (19,15) e infine di nuovo uomini in 19,16. Un altro brano paradigmatico si trova in Genesi 32,23-29: “Durante quella notte egli (Giacobbe) si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!≫”.

Sempre in Genesi 22,11-12 è nominato l’angelo del Signore per dire Dio: “Ma l’angelo del Signore (l’angelo di Jahwè ) lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora sò che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito»”.

Nella Bibbia troviamo: - angeli intercessori (Gb 33,23): "Vi è un angelo presso di lui, un protettore solo tra mille, per mostrare all'uomo il suo dovere",

- angeli sterminatori (o demoni sterminatori) agiscono per eseguire carneficine volute da Dio, come in Esodo 11,4; 1Cronache 21,15; Sapienza 18,25; 2Samuele 24,15-27.

- solo tardivamente compaiono gli “angeli custodi”. In Tobia 12,12 si parla di Raffaele (Dio guarisce) che dice: "Sappiate dunque che quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore".

Compaiono poi altre categorie di angeli come i serafini, i cherubini o gli arcangeli.

- I serafini, la cui etimologia indica "i brucianti" o "i volanti", sono descritti in Isaia 6,2 con sei paia di ali. In Isaia 14,29 il termine “serafin” è però tradotto (nel greco della LXX) con “drago alato”.

- I cherubini (dall'accadico karibu, benedicente), sono esseri fantastici immaginati nell'antica Siria come  mostri alati, meta umani e meta animali (come sfingi alate) che stanno a guardia delle dimore dei re, dei templi e delle aree sacre e, nel libro della Genesi, sono messi a guardia del paradiso perduto. Nell'ebraismo solo dei cherubini è ammessa la raffigurazione plastica e cosi due cherubini sono posti sull'Arca dell'Alleanza e ce ne sono rappresentati anche sulle pareti del Tempio, ma mai sono confusi con gli angeli: il Signore degli eserciti “siede sui cherubini” in 6,2 e Daniele 3,55.

- Gli arcangeli sono a capo di una supposta gerarchia celeste: sono sette gli angeli che stanno attorno al trono di Dio per servirlo (Tobia 12,15). Sette come simbolo di totalità e completezza, ma anche come i sette consiglieri del re nella corte persiana. Nomino:

- Gabriele (Dio è forte) che compare nel libro del profeta Daniele, poi ripreso da Luca quando Dio parla a Zaccaria nel Tempio e nell'Annunciazione a Maria. Egli è a capo della corte celeste e, come ogni primo ministro delle corti orientali, è ammesso alla presenza di Dio.

- Michele (Chi è come Dio?), tutore del popolo ebraico, a capo delle schiere celesti, preposto al paradiso, ai serpenti ed ai cherubini, incaricato di colpire gli angeli ribelli e gli uomini peccatori. E’ la forza di Dio che si oppone al male (Daniele 12,1): "Ora in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del suo popolo".

- Raffaele (“Dio guarisce”) presentato in 5,4 come protettore dei giusti.

Gli apocrifi del Vecchio Testamento riportano tanti altri nomi: Uriel, Raguel, Saraqiel, Remeiel, Saziel, Fanuel sono solo alcuni. Un mondo molto variegato nel quale e molto difficile districarsi.

Ma in 2Samuele 14,17-20 e 19,28 Davide è chiamato angelo, e in Amos 1,7-17 è chiamato “angelo del Signore” il contadino che si rivolge al profeta.

NEL NUOVO TESTAMENTO

Marco (1,2-4) e Matteo (11,1) chiamano angelo (tradotto pero dalla CEI con “messaggero”) Giovanni Battista. In Luca (9,52) e scritto che Gesu “mandò messaggeri (in greco angeli) davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso” e in 7,24 gli inviati di Giovanni Battista a Gesù sono detti angeli. In Matteo tre volte compare un “angelo del Signore” (ai pastori, nella fuga in Egitto, nella resurrezione) ma conosciamo bene le diverse modalità usate dall’ebreo Matteo per non nominare l'azione diretta di Dio.

In Marco si nominano gli angeli quattro volte.

1) In 1,13, Gesu nel deserto è servito dagli angeli: questo racconto e un tipico MIDRASH che serve ad indicare che Gesù è tentato per tutta la vita, ma vince le varie tentazioni del potere per cui intorno a lui (come a Dio) vengono gli angeli del servizio.

2) In 8,38 (“… verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”) si vuol indicare la condizione divina di Gesù e di chi ne segue le scelte.

3) In 12,25 - nell’episodio della donna che e rimasta vedova di sette mariti - Gesu, che si rivolge ai sadducei che non credono nella resurrezione, dicendo: “Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli”. Matteo (22,30) usa quasi le stesse parole, mentre Luca (20,34-36) fornisce la chiave di lettura della pericope: “Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito; infatti non possono

più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio”. Colui che vive in Dio, ha la sua stessa vita, una vita “eterna”, ossia una vita che supera la morte. Il brano indica percio la condizione dei risorti che, sottratti ai condizionamenti terreni, ricevono vita soltanto da Dio.

4) Infine in Marco 13,27 (“Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti”) si descrive, nel giudizio finale, gli eletti nella gloria di Dio.

Giovanni parla di angeli tre volte: in 1,51 citando Genesi, in 12,29 e 20,12 quando si manifesta la potenza della presenza divina. Paolo, infine, secondo la tradizione dei rabbini, parla anche lui di Angeli e Arcangeli, ma anche (come dicono i nomi) di vere e proprie potenze cosmiche in grado di influenzare la vita degli umani, ma da Dio sottoposte a Gesù: Principati, Potesta, Potenze, Dominazioni e Troni (Colossesi 1,16). Nel Libro dell'Apocalisse gli angeli contornano a miriadi di miriadi il trono di Dio e tra essi sette gli sono più vicini. Altri sono invece gli strumenti della collera di Dio. Nell’Apocalisse è descritta una titanica lotta tra gli angeli buoni con a capo Michele e quelli cattivi con a capo il grande drago (simbolo del potere totalitario, con la bestia che è la sua propaganda) e i suoi angeli (che sono coloro che sono asserviti al potere): il bene vince e il diavolo (l'accusatore dei nostri fratelli) e suoi angeli sono precipitati sulla terra: "Scoppiò quindi

una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamano il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fù precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli " (Apocalisse 12,7-10).

Questa visione altamente simbolica và, come tutta l’Apocalisse, interpretata: e la condanna di ogni forma del potere ed anche dei suoi emissari.

Nella seconda lettera di Pietro compaiono gli angeli decaduti tipici dei libri apocrifi. Il mito della caduta degli angeli e della battaglia tra Michele e il Diavolo di cui parla l'Apocalisse, esiste infatti, nel libro di Enoch, che non è nel canone cristiano (se non nel cristianesimo etiopico) e neanche tra i libri del Vecchio Testamento.

Dice Gianfranco Ravasi: “Questa identità tra angelo e Dio ha suggerito ad alcuni studiosi un'ipotesi: l'angelo nella Bibbia non è che un "antropomorfismo", cioe un modo simbolico per rappresentare il rivelarsi di Dio all'uomo. In questo senso l'angelo avrebbe una funzione analoga al sogno a cui sopra abbiamo accennato: non per nulla angeli e sogni si intrecciano ripetutamente. Scrive, ad esempio, uno dei famosi biblisti del '900, il tedesco Gerhard von Rad: Attraverso l'angelo è in realta Dio stesso che appare agli uomini in forma umana. Gli fa eco uno dei maggiori specialisti del Nuovo Testamento, l'americano Raymond E. Brown, proprio in un'opera dedicata ai vangeli dell'infanzia di Gesù: L'angelo nella Bibbia è un semplice modo di descrivere la presenza di Dio in mezzo agli uomini. E se sfogliamo un recente "Dizionario enciclopedico illustrato della Bibbia Piemme" alla voce "angelo" leggiamo che L'angelo del Signore è identificato con il

Signore che si manifesta in forma visibile a favore del suo popolo. Forse si tratta di un antico espediente letterario per esprimere la trascendenza di Dio, cioè il suo essere misterioso anche quando si rivela" … "il Signore è per eccellenza l'Altro, cioè colui che è diverso e superiore rispetto all'uomo, e - se usiamo il linguaggio teologico - il trascendente. D'altra parte, però, egli è anche il vicino, l'Emmanuele, il Dio-con-noi presente nella storia dell'uomo. Ora, per impedire che questa vicinanza "impolveri" Dio, l'autore biblico ricorre agli angeli che, pur venendo dall'area divina, possono entrare nel mondo degli uomini, parlano e agiscono visibilmente come una creatura. Ma il messaggio che egli porta con se è sempre divino. In altri termini, l'angelo è spesso nella Bibbia una personificazione dell'efficace Parola di Dio che annunzia e opera salvezza e giudizio”.

Lo stesso concetto si puo esprimere con altre parole: “Nessun angelo è stato cosi presente nella tradizione cristiana, cosi raffigurato dagli artisti, cosi caro ai fedeli, quanto l’angelo dell’annunciazione, che nel vangelo ha un nome - Gabriele – e nella tradizione cristiana ha avuto anche il titolo di arcangelo: ora, nella prospettiva di una spiritualita cristiana adulta, sarebbe importante acquisire la consapevolezza vivente del fatto che la nostra vita intera è un tessuto di annunciazioni, che sulla nostra strada camminano accanto e incontro a noi parecchi angeli, anche se spesso atipici al punto che è difficile riconoscerli. Ogni persona che incontriamo può mediare un progetto di Dio per noi: è la tenerezza di Dio o la sua sfida, la sua risposta o la sua domanda. E ognuno di noi, pur con tutti i suoi limiti e le sue personali resistenze a Dio che chiama, puo

essere, in determinate circostanze, l’angelo dell’annunciazione di un altro”. (…) “L’angelo nel racconto Luca … ha in fondo la stessa funzione che hanno nel racconto di Matteo i sogni profetici: serve a umanizzare e a rendere sostenibile l’esperienza del volere di Dio. Il racconto dell’Annunciazione ormai non viene piu inteso quasi da nessuno come il racconto di un fatto percepibile dall’esterno, come una circostanza in cui Maria riceve la visita di un personaggio soprannaturale. No, la spiegazione meno fragorosamente miracolistica, ma anche piu autentica e feconda è quella che intende l’annunciazione come racconto stilizzato di un’esperienza

interiore, con ogni probabilità non istantanea ma distesa nel tempo, in cui Maria acquisisce consapevolmente, non senza sforzi e fatica, la misteriosa consapevolezza di un ruolo eccezionale che Dio riserva a lei nell’opera di salvezza. L’angelo che, secondo il racconto di Luca , consola l’angoscia mortale di Gesù durante l’agonia nel Getsemani, forse non vuole essere altro che un inviato di Dio, nella prospettiva dell’evangelista: ma come impedirsi di leggere oltre la lettera questo particolare, che si trova solo nel terzo vangelo, come segno della presenza di Dio accanto a Gesù in quel momento supremo?” (Lilia Sebastiani).

Forme tangibili dell'intervento divino, gli angeli, sembrano allora indicare non tanto soggetti celesti soprannaturali messaggeri di Dio quanto veri e propri interventi straordinari di Dio stesso che agisce, con modalita diverse, in determinate situazioni, nella vita di un uomo o di una comunità. Si puo definire perciò angelo ogni mediatore che si faccia strumento nelle mani di Dio per la salvezza dell'uomo, ossia tutti coloro che collaborano con il piano salvifico di Dio.

Il Concilio di Laodicea (343-381) fece divieto di sviluppare una venerazione superstiziosa verso gli Angeli, che in certe espressioni rasentava un vero e proprio culto idolatra. Ma, nonostante cio, nel 1100, il grande mistico Bernardo comincio a diffondere in occidente il culto dell’Angelo Custode, che è poi diventato generalizzato nella devozione dei cattolici. Io credo invece che ogni uomo puo, anzi deve, diventare un angelo per l’altro uomo, un esplicito messaggero dell’amore di Dio. Non esistono, allora, difficoltà a credere o a non credere nell’esistenza degli angeli in quanto ogni tesi è sostenibile e nessuna è dimostrabile. E invece certo che, per i cristiani, Gesù Cristo e l'angelo per eccellenza, unico ponte tra il Padre e i suoi figli: "Da ultimo mandò loro il proprio figlio" dice Matteo (21,37) nella parabola dei vignaioli omicidi.

ANGELO del SIGNORE

La Bibbia nomina un Angelo del Signore quando narra gli interventi di Dio nella storia dell'uomo, perché vuol indicare che Dio non è distaccato dagli avvenimenti umani ma nello stesso tempo, secondo la mentalità ebraica, non si vuole nominare Dio, che fa invece conoscere la sua volonta attraverso un messaggero.

Dice Lilia Sebastiani che l’angelo del Signore è “la stessa presenza divina, resa visibile, attenuata, in un certo senso umanizzata, insomma aperta all’esperienza degli esseri umani, i quali altrimenti non sarebbero in grado di sostenerla”.

Il termine indica, in modo indiretto, l'intervento di Dio stesso (che non si vuole nominare) quando comunica, si rapporta, con gli uomini, come e scritto in Genesi 16,7-13 e 22,11-12), come pure in Esodo 3,2-4.

In Luca compare a Zaccaria nel santuario (1,11), a Giuseppe in sogno (1,20.24 e 2,13) e si mostra ai pastori a Betlemme (2,9). In Matteo 28,2 parla alle due discepole presso il sepolcro vuoto.

Si tratta di “una specie di controfigura di Dio”, come riassume, con efficacia, Lilia Sebastiani.