Deuteronomio

Il Deuteronomio attualizza nel presente l’unica legge data da Dio al popolo. Alla base del libro vi è la predicazione dei profeti Elia, Amos ed Osea, raccolta dai leviti. La parola chiave è “Ascolta Israele”, cui sono collegate le espressioni: ricorda, osserva, ama.

Il Deuteronomio è il quinto libro del Pentateuco, tradizionalmente attribuito a Mosè.
Il termine Deuteronomio (dal greco déuteros,"secondo" e nómos, "legge") significa seconda legge. Si presenta come una serie di discorsi pronunciati da Mosè, prima di morire.
Di fatto questo libro né fu scritto da Mosè né contiene una seconda legge in contrapposizione o come completamento della prima, ma attualizza nel presente l’unica legge data da Dio al popolo.

La storia del Deuteronomio e la sua forma letteraria è lunga ed interessante.
Il nucleo più antico del libro (capp. 5-11. 12-26. 28) risale all’epoca del re Giosia (640-609 a.C) il quale durante il suo regno promosse una importante riforma religiosa (cfr 2Re 22,8, ss.
Essa si rese necessaria perché la legge data da Dio a Mosè, quando il popolo era nomade e di medesima condizione sociale, non rispondeva più alla situazione presente sedentaria e piuttosto agricola, caratterizzata dall’ingiustizia dei ricchi verso i poveri, dalla minaccia dei culti pagani, dalla chiamata alle armi…. Era necessaria una rilettura della legge che facesse vivere nell’oggi la fedeltà all’unica alleanza stipulata da Dio con Israele. In seguito sono stati composti gli altri capitoli.

Alla base del Deuteronomio vi è la predicazione dei profeti Elia, Amos ed Osea, raccolta dai leviti. Quattro sono i discorsi che caratterizzano il Deuteronomio e ciascuno è introdotto da un titolo proprio:

-        1,1: queste sono le parole che Mosè rivolse ai figli d’Israele. In questo discorso si fa memoria delle opere di Dio che fondano l'alleanza tra Dio e il popolo.

-       4,44: Questa è la Torah. Questo secondo titolo richiama l’impegno che Israele deve assumere nella sua situazione storica, in particolare quello di orientare tutta la sua persona a Dio, che deve amare e seguire, osservandone le leggi.

-        28,69: Queste sono le parole dell’alleanza, titolo che richiama il rito dell’alleanza con le benedizioni e maledizioni ad esso connesso nel caso di infedeltà. La benedizione, tuttavia, caratterizza il futuro della storia del popolo di Dio.

-       33,1: Questa è la benedizione, presenta Mosè che benedice Israele e la sua storia. 
La parola chiave del Deuteronomio è “Ascolta Israele” cui sono collegate le espressioni:ricorda, osserva, ama. 

Il Deuteronomio con il suo linguaggio affettivo vuole insegnare la fedeltà a Dio e convincere all’obbedienza che è via alla felicità. La mescolanza del pronome plurale ‘voi’ e del singolare ‘tu’ che caratterizza il libro indica che il popolo è uno (voi), ma ogni credente è responsabile della sua risposta personale a Dio (tu). Il richiamo alla coerenza è collocato nell’orizzonte di una grande speranza, perché anche nell’esperienza della propria infedeltà, non viene meno la fedeltà di Dio.

A differenza del libro dell’Esodo che narra l’evento dell’alleanza sul monte Sinai (Es 19, 4), il Deuteronomio parla del monte Oreb (cfr Dt 1, 6 ). La differenza di nomi riconduce al simbolo biblico del monte, luogo che indica il discendere di Dio verso l’uomo e l’ascesa di questi verso Dio, che gli viene incontro.