Giosuè

Tema del libro di Giosuè è il dono della terra promessa, che non è oggetto di conquista umana ma esclusivo dono di Dio, unico Signore della terra.

Nel canone cattolico il libro di Giosuè è il primo dei libri storici. 
Per alcuni studiosi continua il Pentateuco. Il Deuteronomio, infatti, termina con il racconto della morte di Mosè (Dt 34,7). Segue Giosuè che compie la missione di far entrare il popolo nella terra promessa e di suddividerne la proprietà tra le diverse tribù. Tali studiosi parlano, perciò, di Esateuco (sei libri). Altri lo pongono, in-sieme a 1 e 2 Samuele e 1e 2 Re, tra i libri deuteronomisti, i quali, dicono, con le narrazioni, ciò che il Deuteronomio afferma con discorsi.
Queste opinioni convergono nella certezza che tema del libro è il dono della terra promessa, che non è oggetto di conquista umana ma esclusivo dono di Dio, unico Signo-re della terra. Il popolo ne ha l’usufrutto e vi rimane se vive l'alleanza con Dio.
Il libro inizia con l'invito di Dio a Giosuè di entrare nella terra attraversando il Giordano ed a confidare nella sua presenza, condizione necessaria per il successo dell'impresa: “come sono stato con Mosé così sarò con te; non ti lascerò né ti abbandonerò”.
Nel libro vi sono diverse analogie tra Giosuè e Mosè. Come Mosè anche Giosuè riceve una apparizione divina (Gs1, 1ss), intercede per il popolo (Gs 7,6ss), lo fa passare attraverso le acque del Giordano che richiamano il passaggio dal mar Rosso.

Importanti sono i capitoli 23-24: narrano il testamento di Giosuè e la grande assemblea di Sichem (Gs 24,1ss), nella quale Israele è invitato a scegliere nel suo oggi, e in libertà responsabile se vuole servire il Dio che lo ha liberato dalla schiavitù egiziana o gli altri dei: "Scegliete oggi chi volete servire" (Gs 24,15).
Non è facile fissare la data del libro di Giosuè. La redazione finale certamente è avvenuta nel contesto della scoccante esperienza dell’esilio. Questo spiega il linguaggio epico ed idealizzante il passato: Giosuè è servo di Dio obbediente e irreprensibile; il popolo vive una fedeltà senza cedimenti; Dio, nel dono della terra, compie tutte le sue promesse (Gs 21, 43-45). Alcune notizie contraddicono questo ideale: ad esempio, il fatto che non tutto il territorio fu conquistato (Gs 15,63; 16,10). Esse mostrano che c’è sempre uno scarto tra l’ideale di Dio e la concreta realizzazione umana.
La tradizione cristiana vede in Giosuè che conduce il popolo nella terra promessa la figura di Gesù che conduce i credenti nel regno di Dio Padre.

Il capitolo 6 del libro di Giosuè narra che Israele distrusse la città di Gerico. Le scoperte archeologiche mostrano, invece, che Gerico fu distrutta verso il 2200-1550 a.C. Gli Israeliti la trovarono disabitata. Gli inviti, frequenti nel libro, a distruggere completamente le città indicano il forte richiamo a non scendere a patti con divinità straniere, dimenticando Dio, che li ha liberati dall’Egitto. Israele, di fatto, ha convissuto con altri popo-li.

Al cap 10,12-13 Giosuè ordina al sole di fermarsi, dato in contraddizione con la scienza, che afferma essere la terra a girare intorno al sole.

Questi esempi fanno capire che l’autore sacro non intende raccontare la cronaca dei fatti, ma idealizza il passato per rivolgere al popolo esiliato una parola di coraggio e di fiducia in Dio che non viene meno alle sue promesse ed è capace di rifare le meraviglie dell’Esodo. Ma il popolo dovrà vivere la fedeltà all'alleanza.