Il profeta

Il profeta è l’uomo del futuro perché è l’uomo che invita a vivere i valori fondamentali del passato. Il profeta legge il presente dal punto di vista di Dio e della sua fedeltà.

Solitamente, dicendo profeta si pensa a qualcuno che indovina il futuro come se questi fosse un mago.
Il profeta biblico non indovina il futuro ma è uno che parla.E’ la persona della parola.
Il termine profeta etimologicamente può significare “ciò che accadrà in futuro”, “mettere davanti cose nascoste”, ma anche parlare “al posto di, per, a favore”. Questo terzo significato è quello che più si addice ai profeti della Bibbia, i quali parlano davanti al popolo a nome di Dio e per suo comando.
In ebraico il termine profeta è nabì. Significa chiamato, inviato. La Bibbia presenta espressioni molto ricche al riguardo: “Io ti metto le mie parole sulla bocca” (Ger 1,9); “Ascoltate la parola del Signore, o Israeliti” (Os 4,1); "Parola del Signore, rivolta a Gioele” (Gl1,1).

Il profeta, nel parlare a nome di Dio, utilizza le parole del suo linguaggio, della sua storia della sua esperienza e si esprime con il suo carattere. Sovente anche la sua vita indica il messaggio che esprime con le parole.
Il profeta Osea, ad esempio, nell’esperienza personale di infedeltà della sua sposa, che egli amava fortemente, comprende l’infedeltà del popolo verso Dio e l’amore di Dio che continua ad offrire il suo affetto nel perdono e nella misericordia.
La profezia si sviluppa, in particolare, durante la monarchia. I profeti più conosciuti perché hanno guidato i re sono: Samuele, Elia, Eliseo, Natan. Ma essi non hanno scritto; sono profeti non scrittori. La Bibbia ebraica li chiama profeti anteriori e li definisce veggenti e uomini di Dio per loro speciale vicinanza con Dio.
Essi vivono dentro la loro storia. Il loro intervento riflette la premura di Dio per il destino del suo popolo. Quando il profeta si rivolge al re offre consigli per governare secondo Dio o ne critica l’operato se non corrisponde ai criteri dell’alleanza. Nei riguardi del culto svela se esso è esercitato in modo da essere gradito a Dio o se è puramente esteriore.
Seguono i profeti scrittori che la Bibbia ebraica definisce come profeti posteriori. Il loro nome costituisce il titolo del loro libro. Essi esortano ad ascoltare Dio, sollecitano il popolo a vivere nella fedeltà all’alleanza.
Il profeta, dunque, è l’uomo del futuro perché è radicalmente l’uomo che invita a vivere i valori fondamentali del passato: legge, cioè, il presente dal punto di vista di Dio e della fedeltà che egli ha mostrato al suo popolo, invitando gli israeliti a rimanere fedele a Dio nella storia che cambia. La fedeltà a Dio è la garanzia di un futuro sicuro e pieno di speranze.

Nel Nuovo Testamento, Gesù è il profeta per eccellenza: egli non solo parla a nome di Dio davanti a tutti, ma è la stessa Parola di Dio. La lettera agli Ebrei inizia affermando che ‘Iddio che aveva parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (cf Eb 1,1-2).

Da sapere che
  • Il profeta in quanto uomo della Parola è invitato da Dio a nutrirsi per primo della parola di Dio che annuncia: cf Ez 3,1-9.
  • Il profeta per rimanere fedele al suo compito va incontro a incomprensioni e anche persecuzioni, ma non può fare a meno di annunciare le parole di Dio: cf Ger 20, 7-9.
  • Gesù che ha vissuto, anche lui, il rifiuto da parte della gente della sua parola, esclama con tristezza: “Nessun profeta è accetto in patria propria” (Lc 4,24).