Il sacerdote

Chi è il sacerdote nell’Antico Testamento? Quale funzione ha? Cosa fa? Appartiene a un gruppo? E’ soggetto a norme? Nel Nuovo Testamento, Gesù come si comporta con i sacerdoti del suo tempo?

Secondo il libro biblico del Deuteronomio (Dt 8,10) il sacerdote è colui che sta davanti a Dio in atteggiamento di servo, ma può significare colui che rende omaggio.
Il sacerdozio costituisce una funzione religiosa all’interno del popolo, anche ereditaria. Il re ed il profeta, invece, sono persone scelte da Dio. Benché il sacerdote entri in funzione senza un rito particolare è santificato in forza delle azioni sacre che compie (Lv 21,6; Es 28,36). Il compito del sacerdote è triplice:
- proferisce oracoli (Dt 33,8-10);
- insegna la Torah (Dt 31,9.26) e le regole del culto;
- compie il servizio dell’altare: uccidere le vittima da offrire a Dio, incensare l'altare.
Queste tre funzioni confluiscono in quella fondamentale di mediazione tra il popolo e Dio. Il sacerdote trasmettendo un oracolo comunica la risposta di Dio, quando istruisce, porge un insegnamento che viene da Dio; quando compie il sacrificio dell’altare presenta a Dio le preghiere e le richieste dei fedeli. Il ruolo sacrificale, dapprima secondario, diventerà, nel corso dei secoli, fondamentale.
Nel corso della storia la configurazione della classe sacerdotale, che opera nel Tempio di Gerusalemme, assume un’articolazione complessa: al vertice della gerarchia c’è il Sommo sacerdote, responsabile della legge e del Tempio. Presiede il Sinedrio. Entra, una volta l’anno, nel “santo dei santi”. Seguono i semplici sacerdoti, suddivisi in ventiquattro classi, che esercitano la loro funzione nel Tempio a turno (cfr. Lc 1,8). Infine, i leviti, clero più povero, che esercita funzioni subalterne: raccolta delle decime, il canto, la preparazione dei sacrifici. Il sacerdote è soggetto a particolari regale che riguardano il suo modo di vestire e di nutrirsi.
Nel Nuovo Testamento, Gesù entra, spesso in conflitto con l’aristocrazia sacerdotale del suo tempo, non di rado, compromessa con i potenti di turno, pur di mantenere il prestigio politico-religioso. Gesù ne relativizza i privilegi e richiama al ruolo fondamentale di mediatori tra il popolo e Dio. La lettera agli Ebrei precisa che il ruolo di mediazione del sacerdote è stato compiuto da Gesù, che ha comunicato le parole del Padre; ha offerto se stesso per noi una volta per tutte, rendendo inutile l’attività sacrificale ripetitiva dei sacerdoti.
Ha stabilito l’alleanza definitiva in forza della quale i credenti entrano in rapporto con Dio. Con l’offerta della sua vita è divenuto il nuovo Tempio dove incontriamo Dio, il nuovo Sacerdote che offre se stesso per noi, la Vittima che il Padre gradisce.
I cristiani, uniti a lui, esercitano il loro specifico sacerdozio: offrire al Padre, in Gesù, la propria persona mediante l’esercizio della fede che produce opere di amore.

Da sapere che
  • Nella storia del sacerdozio israelitico i leviti non necessariamente sono sacerdoti. Essi rappresentano quella parte di popolo che è “offerta” a Dio al posto dei primogeniti d’Israele che, in quanto tali, appartengono a Dio (Nm 3,12). I leviti non hanno parte alla terra perché Dio è la loro eredità. Servono il Signore nel Tempio, con vari servizi di culto. Il salmo 15 (16) esprime la spiritualità del levita o consacrato a Dio.
  • Nel Nuovo Testamento la lettera agli Ebrei opera un confronto profondo tra il sacerdozio antico e il sacerdozio di Gesù (Eb 7,26-27; 8, 11.14) e quello dei cristiani (Eb13, 12-15).