L'albero

Nella Bibbia l'albero offre riparo, sostegno, frutti che alimentano; con la sua verticalità è simbolo del credente, che cresce verso l'alto, radicato in Dio, protetto da Lui

L’albero nella Bibbia ha una ricca valenza simbolica.
Anzitutto si riferisce a Dio che offre riparo, alla persona credente che ha radici profonde e s’innalza verso Dio, indica la saggezza che proviene dalla esperienza degli anni.
 
L’albero nell’offrire riparo e casa, frutto e discendenza richiama gli atteggiamenti femminili dell’accoglienza e custodia della vita. All’ombra dell’albero, quando il sole brucia, ci si riposa per ristorarsi, ricevendo protezione. Tra i suoi rami gli uccelli si riparano e fanno il nido. Il ciclo della vegetazione, durante il quale l’albero si spoglia delle sue foglie e poi si riveste di foglie verdi  e di frutti, rappresenta bene il ciclo morte e vita.  Della vita che vince la morte.  Nel libro del profeta Geremia l’albero di mandarlo, che ha la stessa radice del verbo vegliare, primo a fiorire dopo l’inverno, è simbolo di Dio che fedele alla sua Parola  vigila per realizzarla (Ger 1,12 ).
 
Nell’albero è importante la verticalità: radicato sulla terra s’innalza verso il cielo, cercando la luce. Il credente, come l’albero, si radica in Dio e nella sua parola, cresce verso l’alto, forte contro le intemperie. Darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere  (salmo 1,3  ). La persona radicata nel Signore cresce addirittura come un cedro del libano e nella vecchiaia darà ancora  frutti (Sal 92,13).
 
L’albero con il suo legno produce il bastone che diviene simbolo di forza, potere, comando, sostegno nel cammino.  E’ il vincastro del pastore che dona sicurezza alle pecore: «Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 23) L’albero è simbolo di Dio, che si paragona un cipresso sempre verde che offre  protezione e frutti (Os 14,9).
Che l’albero sia il simbolo della protezione di Dio lo ricorda anche  Gesù in Mt 13,32 e Mc  4,32.
 
Nella tradizione cristiana l’albero è diventato la croce di Gesù dalla quale ci è giunta la salvezza e nella tradizione ecclesiale rappresenta l pastorale dei vescovi.
 
Un richiamo particolare richiedono gli alberi descritti nel secondo capitolo del libro della Genesi, che adornano il giardino dell’Eden. La descrizione del giardino di questo capitolo proviene dalla cultura orientale del tempo e indica un’oasi, un ambiente bello, che permette una vita serena intrecciata da buone relazioni. Dio infatti passeggiava nel giardino! Al centro del giardino c’è l’albero della vita. Al contrario delle culture del tempo, che parlano di un albero della vita di cui si ignorava il luogo dove si trovasse, nella Bibbia quest’albero è al centro, a portata dell’umanità e non è l’albero proibito.  Fuori metafora significa che l’albero della vita indica la possibilità di vita nella comunione con Dio.
 
L’albero proibito da mangiare è un altro, quello della conoscenza. Mangiare significa dominare, controllare, pretendere di essere padroni, autonomi. Mangiare il frutto proibito rappresenta il tentativo umano di ritenersi alla pari di Dio, anzi Dio. Questo mangiare porta alla morte perché mira all’autonomia da Dio, fonte della vita. La persona che pretende di essere Dio si distrugge con le sue mani, perché nega di essere creatura.
 
Da sapere che
 
Per molto tempo si è fatto coincidere il ‘frutto proibito’ da non mangiare con la mela che Eva avrebbe mangiato e poi offerto ad Adamo. Questa coincidenza proviene da un’errata traduzione ed interpretazione dei testi a partire dalla traduzione della Bibbia in lingua latina. Il termine ‘malum’ (neutro) in latino significa ‘male’ e anche ‘mela’ o ‘pomo’. ‘Malus’ al femminile significa melo come albero da frutta.
 
Da qui si è passati erroneamente a identificare l’albero di cui non bisognava mangiare i frutti con la mela. Il che ha niente a che fare con il testo biblico che è simbolico e parla unicamente di albero!