Numeri


Il libro di Numeri raccoglie numerosi avvenimenti della vita di Israele nel deserto, provenienti da varie tradizioni bibliche. Il deserto è il tema unificante il libro.

E’ il quarto libro del Pentateuco. Nella Bibbia ebraica il titolo è nel deserto perché narra la vicenda d’Israele nel cammino dal deserto del Sinai verso la terra promessa. 
Nella versione greca dei LXX, invece, è chiamatonumeri, perché riporta i censimenti fatti nel deserto (capp.1-4) e quelli successivi fino alla conquista della Transgiordania (cap. 26).
Il libro dei numeri si comprende alla luce dell’Esodo di cui è la continuazione e del Levitico del quale vive la legislazione.
Non è facile proporre una divisione logica. Il libro, di fatto, raccoglie numerosi avvenimenti della vita di Israele nel deserto, provenienti da varie tradizioni bibliche. Il deserto è il tema unificante il libro.
Esso non indica solo il luogo geografico che rende la vita difficile quanto piuttosto l’esperienza di cammino e di rapporto con Dio del popolo dopo l’uscita dall’Egitto. Questo popolo santo - perché liberato da Dio e reso sua proprietà - è formato da persone che peccano, si ribellano, mormorano, chiedono perdono.
In questo senso il cammino nel deserto ha una duplice valenza religiosa:

1 Luogo dove si sperimenta la fedeltà di Dio che si prende cura del popolo e cammina con esso.

2  Situazione difficile: manca il pane, l’acqua, la segnaletica stradale. In questa situazione il popolo è posto nella condizione di ribellarsi o di fidarsi di Dio e di gestire la sua libertà al suo servizio. 

L’unità del libro più che dai racconti è data, perciò, nell’argomento trattato: la vita nel deserto.
Una proposta di suddivisione potrebbe considerare i capitoli 1-9 la preparazione alla partenza dal Sinai. Celebrata la pasqua cap. 10, si intraprende il cammino nel deserto, dove il popolo cammina per 40 anni, durante i quali dubita di Dio e mormora (cc. 14 e 16-17); appare il coraggio e lo sconforto dei capi dinanzi alla durezza del popolo (cap. 20, 2-13). Il capitolo 26 che inizia con un nuovo censimento potrebbe segnare la terza parte del libro.

Dal punto di vista teologico il libro dei Numeri pone in rilievo anzitutto il Tabernacolo, per indicare la centralità di Dio nella vita del popolo. Se essa manca il popolo perde il senso del suo cammino. Dio è, infatti, il primo grande attore di questi avvenimenti; con lui, i suoi mediatori tra i quali primeggia Mosè, e con lui Aronne e la sorella Maria. Infine il popolo che fatica a vivere la sua risposta a Dio.
Il libro dei Numeri può definirsi lo specchio della vita di fede del credente, il quale è chiamato a vivere la sua fedeltà a Dio dentro le situazioni difficili, sapendo con certezza che Dio cammina realmente con lui e lo protegge.

Nella tradizione cristiana, la stella che indica il cammino ai Magi (Mt 2,1-12), evoca l'oracolo messianico di Balaam di Numeri 24,17: "Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” . Il pagano Balaam, come i magi, vede ciò che i "credenti" non vedono.

Il testo di Num 6,22-27 è una formula liturgica di benedizione ebraica che i cristiani usano nella messa di capodanno. La benedizione nella Bibbia non è augurio di felicità, ma la reale comunicazione dei beni divini. Dio che benedice ( = che dice bene, realizza questo bene) comunica fecondità e pace. Quando noi benediciamo Dio ( = diciamo bene) riconosciamo il bene che realizza per noi e glielo restituiamo nella lode.