Pasqua ebraica - Pesach

Pesach, la pasqua ebraica era la festa più mportante, il fondamento di tutte le altre. Celebrava la liberazione dall’Egitto: il popolo era passato dalla schiavitù, alla libertà di servire Dio.
Le feste nella Bibbia celebrano la fedeltà di Dio verso il suo popolo e la risposta che, in occasione delle feste, il popolo rinnova a Dio. Le feste sono perciò, il memoriale delle diverse tappe della storia della salvezza. Celebrandole il popolo rivive le radici della sua fede per riprendere il suo cammino con cuore rinnovato. Intorno ad esse è possibile costruire la storia biblica.
Il calendario ebraico comprende cinque importanti feste d’origine biblica. Tre richiedono il pellegrinaggio a Gerusalemme: Pesach o pasqua, Shavuot o pentecoste,Sukkoth o festa delle Capanne. E due feste penitenziali:Rosh Hashana o capodanno e Yom Kippur o giorno della purificazione.
Vi sono poi feste minori Purim o Sorti, collegata al libro di Ester per ricordare l’esito felice di una grave crisi che aveva colpito Israele e Yom Tov, vale a dire, giorno buono nel quale si gioisce dei piaceri del mondo dati da Dio e ci si dedica alla preghiera e allo studio, e la festa della dedicazione Hannukka, che ricorda la purificazione del tempio profanato dai pagani (1Mac 4,59).
Pesach (pasqua) è la festa più importante, il fondamento di tutte le altre (cfr Es 12,122; 13,1-9; Dt 16,1-8).
Si celebra il 14 del mese di Nisan (marzo–aprile) e può cadere in qualsiasi giorno dell’anno. Le sue origini si perdono nel tempo. Era la festa primaverile dei pastori per la nascita degli agnelli e dei contadini per il primo raccolto. Queste due feste si fusero nell’unica festa che celebra la liberazione dall’Egitto: il passaggio dalla schiavitù alla libertà di servire Dio.
Pasqua è detta anche festa delle azzime (mazzot).
L’uso del pane azzimo è legato alla convinzione che attribuisce al lievito il seme della corruzione. Ecco allora che il pane non lievitato assume significato di inizio completamente nuovo. Nella festa di pesach il pane azzimo ricorda che gli ebrei in fuga non ebbero il tempo di far lievitare il pane e mangiarono pane azzimo (cfr Lv 23,6). Il pane azzimo si mangia per tutta la durata della festa.

Il termine pasqua significa anche passare, scavalcare, salvare, zoppicare (Es 12,13.23.27). Gli Ebrei ricordano che il Signore vedendo il sangue dell’agnello, che avevano arrostito e mangiato in fretta, sugli stipiti delle loro porte, è passato oltre risparmiandoli dai flagelli che colpirono l’Egitto. 

A pasqua si celebra, dunque, il Dio che ci ha liberati. E questo evento non può essere dimenticato.
Il comando del Signore è: “Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come rito perenne” (Es 12,14). Celebrando il memoriale di pesach, ogni ebreo si considera salvato e liberato da Dio, come se egli stesso fosse uscito dall’Egitto. “In quel giorno tu istruirai tuo figlio: E’ a causa di quanto il Signore ha fatto per me, quando sono uscito dall’egitto” (Es 13,8; Dt 16, 1ss).
Durante la celebrazione si cantano salmi, inni e il grande Hallel (Sal 136) e si bevonoquattro coppe di vino. La prima si riferisce al qiddush (santificazione della festa); la seconda alla haggadah (la liberazione dall'Egitto); la terza è l'azione di grazie che conclude il pasto; la quarta, è quella dello hallel, i salmi di lode che concludono la celebrazione di questa sera speciale.
La tradizione rapporta le quattro coppe alle quattro espressioni adoperate dalla Torah al momento della promessa fatta da Dio a Mosé, di liberare Israele dalla schiavitù (Es 6,6-7):
"lo vi farò uscire dal paese d'Egitto, vi libererò dalla schiavitù, vi salverò con il braccio teso, vi prenderò come mio popolo”. 

Da sapere che

  • La cena pasquale anche oggi si svolge secondo un preciso ordine detto Seder. Ci si nutre di cibi amari per ricordare l’amarezza della schiavitù egiziana e la stupore della libertà ritrovata.
  • Per celebrare la pasqua gli israeliti al tempo di Gesù ogni anno si recavano a Gerusalemme. Anch’egli vi si recava. La sua morte avvenne in occasione della pasqua ebraica. Egli è per noi l’agnello pasquale che risparmia dalla morte, il pane nuovo che rende nuovi (cfr 1Cor 5,7-8).