Shavout - La festa delle capanne

Per il popolo di Israele Shavout si celebra nel periodo della mietitura, cinquanta giorni dopo la pasqua. Di qui il nome dipentecoste. La festa delle capanne fa parte dei tre pellegrinaggi a Gerusalemme< prescritti nella Torah.
Shavuotsi celebra nel periodo della mietitura, cinquanta giorni dopo la pasqua. Di qui il nome, in greco, dipentecoste. Per l’AT è festa delle Settimane per indicare che va celebrata per sette settimane, durante le quali si ringrazia Dio per il raccolto e si offrono le primizie: “Conterai sette settimane; da quando si metterà la falce nella messe, comincerai a contare sette settimane; poi celebrerai la festa delle settimane per il Signore tuo Dio, offrendo nella misura della tua generosità e in ragione di ciò di cui il Signore ti avrà benedetto”( Dt 16,9-10) Nella Bibbia è chiamata anche festa della mietitura (cfr. Es 34, 22; Is 9,2).

La festa di pentecoste è stata celebrata quando Israele si stabilì nella terra promessa o Canaan. Nell’insieme delle Scritture è poco citata. Per questo non è facile stabilire il giorno preciso della sua celebrazione. Benché le origini siano collegate alla mietitura anch’essa assume un significato salvifico e diviene memoriale dell’alleanza. Secondo i capitoli 19-20 dell’Esodo, nei mesi di maggio-giugno, Dio, per mezzo di Mosè, dal Sinai diede la Torah. I rabbini in ricordo di questo evento, dal II sec. a.C., nella pentecoste ricordano il dono della legge o Simchath Torah. Essa regala di vivere al servizio di Dio, nutre la convinzione che fondamento dell'esistenza del popolo d'Israele è la Torah, che rende la vita gioiosa e libera. 

La pasqua che celebra la liberazione dalla schiavitù è il tempo della nostra libertà.Raggiunge il suo compimento nella pentecoste che, con la Torah, definisce lo statuto della comunità resa libera da Dio. L’esperienza della liberazione (pasqua) e l’impegno nel rimanere liberi (pentecoste) lega queste due feste dell’inizio e della fine della mietitura a due grandi eventi della storia biblica. 

La festa delle capanne, insieme alla pasqua e pentecoste, fa parte dei tre pellegrinaggi a Gerusalemme prescritti nella Torah. Si celebra il 15 del mese di Tishr, primo mese dell’anno (settembre- ottobre). In questo mese si celebrano: le capanne, il capodanno, il perdono. 
La festa delle capanne è detta festa del raccolto o festa della nostra gioia, poiché la celebrazione avviene alla fine del raccolto e nella gioia. Risale al periodo della vendemmia, quando i contadini mettono al riparo dalle piogge i loro raccolti, sotto le tende. Nella fede biblica è memoria al tempo del deserto. E’ la festa in onore del Dio d’Israele. 
La Torah comanda: "Celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni l’anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto" (Lev 23, 41-43). 

Il nome capanne, Sukkot, ricorda, appunto, le capanne abitate dagli ebrei durante i 40 anni vissuti nel deserto, dopo l’uscita dall’Egitto. In questo tempo Israele imparò ad affidarsi a Dio, a credere nella sua fedeltà anche nelle prove. Il tempo trascorso nel deserto è stato tempo di prova: mancava l’acqua, il cibo, ma anche il tempo dell’esperienza della premura di Dio che ha protetto, nutrito e educato il popolo a vivere nella libertà ricevuta in dono.

Da sapere che

  • La tradizione ebraica nel contesto della pentecoste legge il libro di Rut, che ricorda una storia di fedeltà, di Noemi, di Rut, ma soprattutto di Dio che guida gli eventi per portare salvezza e benedizione a chi in lui si affida.
  • Per i cristiani, la pentecoste è il culmine del tempo pasquale. Celebra il dono dello Spirito del risorto che è la nuova legge del cristiano (At 2,19).
  • La tradizione ebraica durante la festa delle capanne legge il libro del Qoèlet per ricordare che anche nella fragile esperienza umana Dio regala la gioia.